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Un segnale della portata delle riflessioni sotterranee tedesche è emerso all'inizio del mese in un discorso tenuto a Budapest dal ministro degli Esteri, Frank Walter Steinmeier, candidato socialdemocratico alla cancelleria. Secondo Steinmeier, la crisi impone di riflettere sulla governance dell'unione monetaria, anche in considerazione delle divergenze strutturali tra i paesi dell'eurozona. Per poterle gestire si propone un coordinamento politico più forte e quindi il superamento dell'Agenda di Lisbona (un tema su cui si riflette anche a livello Ue) e del suo metodo di coordinamento poco incisivo.
È la prima volta che da Berlino si rende pubblica la riflessione - comune a livello tecnico - sulla necessità di governare le divergenze strutturali dei paesi euro. Ma Steinmeier è stato esplicito anche nel chiedere maggiore coordinamento sia in materia fiscale sia di politica sociale. Può sembrare normale per un leader socialdemocratico opporre al dumping fiscale e salariale degli altri paesi una sede istituzionale di governo comune, ma è vero il contrario: in Germania anche l'Spd ha sempre difeso la Tarifautonomie, cioè il principio che garantisce alle parti sociali il diritto di fissare i termini contrattuali dei rapporti di lavoro. In contrasto con la linea ufficiale del governo tedesco, Steinmeier ha anche sostenuto la necessità di un maggior coordinamento delle politiche di bilancio dei paesi europei, intendendo non solo il rispetto dei vincoli di Maastricht, ma anche la realizzazione di politiche comuni di stimolo dal lato della domanda, rimaste dolorosamente assenti nella risposta europea alla crisi finanziaria.
La prospettiva di un'Unione europea paralizzata da un governo britannico conservatore, schierato con le fazioni più euroscettiche del parlamento europeo, sta facendo emergere la zona euro come ambito istituzionale in cui sarebbe possibile far progredire l'integrazione. Finora Berlino aveva rifiutato un confronto pubblico per timore di aprire la porta a interferenze politiche che potessero mettere a rischio l'autonomia della Banca centrale europea, ma il quadro di intervento prefigurato da Steinmeier, con maggiore omogeneità nelle politiche salariali e minori divergenze strutturali, dovrebbe rendere più facile, non più difficile, la politica monetaria della Bce.
Per Angela Merkel un'iniziativa franco-tedesca è probabilmente prematura. Qualsiasi confronto dovrebbe ripartire da un ripensamento del Patto di stabilità ormai inadeguato a regolare bilanci pubblici fuori controllo. La Germania è nel pieno di una difficile campagna elettorale e anche se la Merkel è favorita, non è ancora possibile prevedere quale coalizione prevarrà. Ora la sentenza di Karlsruhe impedisce di usare il canale diplomatico per costruire intese "di rapina". Non c'è alternativa alla strada più dura per l'integrazione europea: il confronto politico con l'opinione pubblica attraverso le istituzioni democratiche. Una strada finora evitata o fallita.
carlo.bastasin@ilsole24ore.com